Tuesday, December 15, 2009

Biblioteca Apostolica Vaticana Re- abira sus Puertas en 2010



La Biblioteca Apostolica Vaticana cerro sus puertas en Julio del 2007

Enhorabuena !!
Biblioteca Apostólica Vaticana reabrirá sus puertas en septiembre de 2010

ROMA, 14 Dic. 09 (ACI).- L'Osservatore Romano (LOR) anunció que la Biblioteca Apostólica Vaticana (BAV), cerrada para realizar una completa renovación el pasado 14 de julio de 2007, será reabierta al público el próximo 20 de septiembre de 2010.

La tarea de la BAV, explica Cesare Pasini, Prefecto de la BAV en un artículo publicado en LOR, tiene como tarea "acoger a los estudiosos en un clima de recogimiento y con espíritu de investigación. La normalidad para la Vaticana. Una normalidad que ha faltado desde hace tiempo".

"Al reabrir en tres años, lo primero que debe hacerse es agradecer anticipadamente a quienes volverán a estudiar en la Vaticana, restituyendo a la biblioteca su rol y a nosotros la alegría de garantizar el funcionamiento de la institución", añade.

Esto, prosigue, "es lo que interesa". "No se puede negar la emoción de volver a los propios lugares de servicio, pero el acontecimiento es sobre todo la presencia de los visitantes. Algunos meses después, del 11 al 13 de noviembre de 2010, está previsto un congreso sobre la Vaticana como lugar de investigación y como institución al servicio de los estudiosos".

En esos días, también habrá "una muestra en el Brazo de Carlo Magno que tendrá como título 'Conocer la Vaticana. La Biblioteca Apostólica Vaticana: una historia abierta al futuro'. La Oficina Filatélica y Numismática Vaticana, de parte, suya, emitirá una serie de sellos dedicados a la biblioteca".

Holdings of the Photographic Archive:
Over 150,000 photographs, including:
50,000 microfilms made from the Library's manuscripts, reproduced in their entirety;
33,000 color slides of miniatures and 10,000 13x18 slides;
35,000 black & white films in large format;
the microfiches of the Palatine Library (over 12,000 printed books) and of the Cicognara Library (over 4,800).
Purposes of the Photographic Archive:
preservation of the manuscripts: the use of a photographic copy avoids wear on the original;
availability: reproductions offer readers who are unable to come to the library themselves the possibility of studying its collections;
documentary: the photographs show the state of the manuscript at the time when they were made; in some cases they show how it appeared before damage or before restoration.
Work is nearing completion a new, air-conditioned deposit with ideal microclimatic conditions for the preservation of the photographic material.



More than 2,400 non-Vatican Library manuscripts on microfilm SEARCH OUR DATABASE

The Manly-Rickert collection of eighty-five Chaucer manuscripts on microfilm ACCESS COMPLETE LIST IN LIBRARY CATALOG

Selected manuscripts from the medieval collection of the Lambeth Palace Library

Jesuit historical documents on microfilm READ MORE

A color slide collection of medieval and Renaissance illumination and decoration reproduced from a selection of Vatican Library manuscripts and from manuscripts in other major European collections

Over sixty full or partial printed facsimiles of medieval and Renaissance manuscripts, many reproduced in their original dimensions and allowing scholars a more intimate experience with the object ACCESS COMPLETE LIST IN LIBRARY CATALOG

Digital image reproductions on CD-ROM of papal letter registers from the Vatican Archives (Archivio Segreto Vaticano) READ MORE

Photostatic copy of the Vatican Library card catalog describing some 7,000 manuscripts

A large number of incunabula and early-printed books on microfilm and microfiche, including:

The Vatican Library’s Biblioteca Cicognara on microfiche, containing some 4,800 early printed books from its collection on art and architecture

The printed books of the Vatican Library's Biblioteca Palatina on microfiche, containing approximately 12,000 titles

Numerous other rare and out-of-print books published in the past in the series called Manuscripta, Rare and Out-of-Print Books on Microfilm



Historia de la Biblionteca


FONDAZIONE E FINALITÀ
a Scuola Vaticana di Biblioteconomia fu istituita per volontà di Pio XI1, che con profonda esperienza personale di bibliotecario le riservò «lo scopo di iniziare nel modo più largo, nel modo migliore, ad una tenuta, un governo, una cura dei libri che non si arresta ai libri stessi e non ha questi soltanto per oggetto, ma va anche a quello, che i libri rappresentano, cioè la scienza, il culto della scienza, e della nobile fatica intorno alla scienza»2.
Il primo corso iniziò alle ore 10 di giovedì 13 novembre 1934, con la prolusione di Eugène Tisserant, allora Pro-prefetto della Biblioteca Apostolica e futuro Cardinale Bibliotecario. Chiari nelle sue parole, da subito, finalità e contenuti del corso3:
«Aver cura dei libri, essere bibliotecari, è un dovere speciale al fine di curare quel che resta delle antiche biblioteche annesse a monasteri e chiese, al fine di conservare il materiale rimasto, di accrescerlo, ordinarlo, metterlo in valore. […] Le biblioteche ben tenute contribuiscono molto a fare sacerdoti amanti dello studio e, non temo di dire, più capaci, in conseguenza, di far del bene alle anime. […] La Scuola intende precisamente insegnare a servir meglio i confratelli o gli alunni dei seminari, ad organizzare biblioteche per le opere che necessitano, oppure ad insegnare ad altri come organizzarle».
Felice anche la sintesi su tutti gli elementi che contraddistinguono e motivano una biblioteca moderna:
«Curare quel che resta delle antiche biblioteche, conservare il materiale, accrescerlo, ordinarlo, metterlo in valore» vuol dire infatti stabilire procedure di tutela e restauro del patrimonio librario, di politica delle acquisizioni, di applicazione di una rigorosa normativa catalografica e di efficienti servizi di prestito e informazione bibliografica: di tutto ciò si sarebbe dovuta occupare la Scuola di Biblioteconomia. Questi sono stati e sono i principi che hanno sempre animato la nostra Scuola, la cui nascita è strettamente connessa al catalogo degli stampati della Biblioteca Apostolica Vaticana e all’adozione delle relative Norme.
Infatti l’istituzione di una tale scuola era già stata auspicata da alcuni anni, in particolare dai bibliotecari incaricati della catalogazione degli stampati.

LA CATALOGAZIONE DEGLI STAMPATI DELLA VATICANA E LA SCUOLA DI BIBLIOTECONOMIA
alla seconda metà degli Anni Venti alla seconda metà degli Anni Trenta si registra un decennio fecondo per la Biblioteca Vaticana e per l’impostazione biblioteconomica che tuttora la caratterizza, grazie soprattutto all’assunzione delle Norme e, di conseguenza, all’allestimento del grande schedario a dizionario, ancor oggi strumento utilissimo di consultazione con cui dovrà confrontarsi qualsiasi sistema informatizzato di catalogazione.
Per la redazione delle schede erano state studiate, stabilite e pubblicate nel 1931 le "Norme per il catalogo degli stampati", opera di un gruppo internazionale di lavoro, appositamente costituito e coordinato da John Ansteinsson, bibliotecario della Norges Tekniske Hòiskole di Trondhjem. Gli autori si erano ispirati alle contemporanee regole anglo-americane, senza però proporne la semplice traduzione, ma intervenendo con opportuni cambiamenti in particolar modo per il trattamento del materiale di carattere religioso: tutto ciò costituì per la Biblioteca Vaticana una novità rivoluzionaria, con l’effetto di consentire il reperimento di un libro non in una giornata, come era avvenuto sino ad allora, ma nel giro mediamente di mezz’ora4.
Questa svolta fu impressa in particolare dalla volontà di Pio XI, già prefetto della Vaticana e prima ancora dell’Ambrosiana di Milano, ove fu allievo, insieme al giovane Giovanni Mercati, dell’espertissimo Antonio Maria Ceriani. Eletto papa, l’ex prefetto Ratti sostenne la Vaticana in ogni modo ed ebbe, fra gli altri, il merito di affidarne la cura a uomini preparati ed aperti, come Eugène Tisserant5. Tisserant guidò la riorganizzazione della sezione stampati e fu per sei anni, dal 1930 al 1936, pro-prefetto accanto al Mercati, a sua volta nominato prefetto dal 1919. Era allora cardinale bibliotecario l’ormai anziano gesuita Franz Ehrle (1929-1934), primo prefetto moderno della Biblioteca Apostolica, fulcro del rinnovamento dell’istituzione a cavallo dei secoli XIX e XX6.
Per la sezione degli stampati ci si avvalse della collaborazione di alcuni assistenti: Igino Giordani, Gerardo Bruni, Carmelo Scalia ed Enrico Benedetti, e qualche anno più tardi anche di Riccardo Matta, Giuseppe Graglia e Nello Vian, i quali tutti avevano trascorso un lungo periodo di tirocinio presso le migliori biblioteche degli Stati Uniti. In missione dagli Stati Uniti giunse frattanto in Vaticano il gruppo di lavoro incaricato di redigere una normativa catalografica; ne facevano parte: William W. Bishop, bibliotecario dell’Università del Michigan, James C. Hanson, dell’Università di Chicago, e Charles Martel, capo della divisione del catalogo della Library of Congress di Washington. Ad essi si aggiunsero John Ansteinsson, Milton E. Lord e William M. Randall, nonché gli assistenti della Vaticana di ritorno dagli Stati Uniti.

L’ARTICOLAZIONE DELLA SCUOLA NEI PRIMI ANNI
efinite le Norme di catalogazione, occorreva formare catalogatori che le applicassero e le diffondessero; catalogatori che in quel momento non erano in numero sufficiente neppure in Vaticana, ove fino ad allora le energie erano state dedicate soprattutto alla cura dei manoscritti. Su questi presupposti nacque la Scuola, come moderna istituzione scientifica7. Nei primi anni di vita gli insegnamenti impartiti erano due: "Catalogazione e classificazione dei libri" e "Bibliografia e ordinamento generale dei servizi di biblioteca".
Il primo, affidato a Igino Giordani, si svolgeva secondo la materia contenuta nelle Norme e trattava i vari generi di cataloghi e i loro principi ordinativi, la redazione dei cataloghi per materie, la definizione dei soggetti propri per ciascuna opera e i diversi sistemi di classificazione dei libri.
L’altro insegnamento, affidato a Nello Vian, comprendeva quanto si riferisce agli altri compiti del bibliotecario, cioè alla scelta, all’acquisto e alla conservazione del materiale librario nonché ai servizi per rendere questo accessibile al pubblico degli studiosi.
Il corso, stabilito fin dall’inizio della durata di un anno, si svolgeva tutti i giovedì da novembre a giugno, per un totale di cinquanta lezioni, ed era preceduto da una introduzione alla conoscenza dei principali repertori bibliografici e opere di consultazione8.
Per garantire alla Scuola un carattere eminentemente pratico, le lezioni mattutine furono affiancate da esercitazioni pomeridiane, che gli allievi erano tenuti a svolgere per un totale minimo di venti giornate lavorative.
All’inizio del quinto anno accademico, 1938-1939, il numero degli insegnamenti fu aumentato, pur svolgendosi tutte le lezioni, come era stato fatto dal principio, nella sola mattinata del giovedì di ogni settimana. La Bibliografia diventava insegnamento a sé stante e fu aggiunto il corso di Storia del libro.
Il totale delle ore saliva a settantacinque, le esercitazioni venivano raddoppiate: al turno del giovedì si aggiungeva quello del sabato. Nel corso degli anni si avvicendarono Giuseppe Graglia, Riccardo Matta e Lamberto Donati, Luigi Michelini Tocci, Niccolò Del Re e Romeo De Maio.
La Scuola suscitò interesse vivissimo, fin dall’inizio, come dimostra il numero delle richieste di iscrizione, sempre superiore ai posti disponibili. La Direzione fu quindi costretta ad elevare man mano il numero degli allievi e a dotare la Scuola di una sede più ampia. Dai 33 iscritti del primo anno si passò ai 68 del terzo e addirittura agli 82 del quinto anno: nei primi sette anni gli allievi iscritti risultarono 424.
A fronte di una affluenza così numerosa si mantenne una rigorosa selezione: nei primi sette anni i diplomati risultano solo 200, meno della metà degli iscritti.
Un’analisi statistica sulla provenienza degli allievi dimostra una frequenza largamente internazionale e interconfessionale. Gli allievi provengono in primo luogo dall’Italia, poi dalla Spagna e dai paesi dell’America Latina, dai paesi dell’Europa continentale (Francia, Germania, Belgio e Olanda), e ancora dall’America settentrionale, dai paesi di area slava e più recentemente anche dai paesi arabi, africani e del lontano Oriente (India, Cina, Corea, Vietnam). Dalla stessa statistica si deduce che, sebbene il corso sia stato inteso in primo luogo a utilità degli ecclesiastici, non è trascorso anno in cui non sia stato ammesso un numero relativamente ampio di laici, uomini e donne; tale numero è andato crescendo e oggi costituisce la maggioranza degli iscritti.
Per il proprio carattere di laboratorio, la Scuola nei primi anni non teneva lezioni in un’aula vera e propria; gli allievi venivano ospitati negli uffici della Biblioteca ad apprendere direttamente le procedure di lavoro ed era loro permesso di utilizzare i repertori bibliografici disponibili in consultazione. Crescendo però il numero degli studenti, fu giocoforza rinunciare ad un metodo pur così valido: si allestì dunque un ambiente apposito, ove ospitare le lezioni. Agli allievi fu consentito di svolgere le proprie ricerche bibliografiche servendosi del ricco patrimonio della Biblioteca.

LE SEDI E LE RECENTI RIFORME
a prima sede della Scuola fu inaugurata da Pio XII nel 1941, come ricorda un’epigrafe marmorea collocata poi nella seconda sede, aperta dall’anno accademico 1977-1978, nel Cortile del Belvedere fra l’ingresso della Biblioteca e quello dell’Archivio Segreto. Nell’aula, dotata di 100 posti, era collocata una selezione di letteratura professionale e altra attrezzatura più adatta ai nuovi sistemi di catalogazione e alle esigenze di studio biblioteconomico: una vetrina per l’esposizione del materiale prezioso, utile alla didattica (manoscritti, incunaboli e rari, repertori bibliografici e oggetti museali), la predisposizione per terminali collegati al sistema di catalogazione computerizzato della Biblioteca, le apparecchiature per la proiezione di filmati, videocassette, diapositive e lucidi. A questo rinnovamento esterno corrispose un allargamento delle materie insegnate, anche per la notevole attenzione prestata da Paul Canart, a lungo direttore, e poi da Leonard E. Boyle che da prefetto ne assunse direttamente la direzione: la Scuola si apriva così a una preparazione più articolata e più adatta all’esperienza della Vaticana, comprendendo anche un approccio alla catalogazione del manoscritto antico e moderno. Negli anni Novanta essa fu così coinvolta in progetti importanti e di avanguardia nella catalogazione informatica, proprio come era accaduto molti anni prima in rapporto alla catalogazione a schede. Dal 1999 il consiglio dei docenti ha deciso di ammettere alla frequenza solo candidati in possesso di diploma di laurea o di licenza canonica e, insieme, di ridurre da cento a cinquanta, quindi a quarantotto il numero annuale degli studenti, e ciò per migliorare ulteriormente la qualità degli studi e il grado di specializzazione della Scuola. Dall’anno accademico 2002-2003, grazie a un intervento dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, alla Scuola è stata assegnata una nuova sede, la terza della sua storia. Collocata al piano terreno nel Palazzo San Paolo in Via della Conciliazione, essa dispone di spazi più ampi e meglio attrezzati per gli studi. Un’aula informatizzata di quarantotto posti, uno per ciascun allievo, permette di svolgere lezioni secondo i metodi più recenti, profondamente rinnovati dall’uso dell’informatica, uso al quale la Vaticana ha offerto negli ultimi anni contributi decisivi con importanti sperimentazioni nel campo della catalogazione di manoscritti e stampati e della gestione dei dati. L’aula informatica è la sede principale delle lezioni e delle esercitazioni ed è collegata con il sistema centrale della Vaticana. Sono anche disponibili due aule minori: una per accogliere la biblioteca professionale, che si intende accrescere e migliorare, l’altra destinata alla ricca raccolta di tesi bibliografiche, frutto del lavoro degli studenti.

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